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MSAB Mobile Forensics Summit a Roma

Il 23 ottobre 2019, dalle ore 9.00 alle 18.00, presso l’Empire Hotel Palace in Via Aureliana, 39 a Roma si terrà il primo “MSAB Mobile Forensics Summit”, dove parteciperò in veste di relatore insieme a Davide “Rebus” Gabrini, Mattia Epifani, Pier Luca Toselli, Raoul Chiesa e Selene Giupponi.

MSAB Mobile Forensics Summit a Roma

Gli argomenti trattati nel corso della conferenza MSAB verteranno su digital e mobile forensics, cyber threat intelligence, sistemi biometrici, acquisizione forense di chat Whatsapp e Telegram, analisi forense di dispositivi iOS tramite sistemi di bug reporting oltre che d’indagini digitali e indagini tradizionali.

Il programma della conferenza MSAB sulla mobile forensics, che si terrà a Roma presso l’Empire Hotel Palace di Via Aureliana 39, è il seguente:

  • 08.15 – Registrazione
  • 09.00 – Opening (Sacha Bianchi)
  • 09.20 – Circonvenzione dei sistemi biometrici (Davide “Rebus” Gabrini)
  • 10.00 – First responder mobile forensics workflow (Sacha Bianchi)
  • 11.00 – Break
  • 11.30 – Utilizzo di Apple Bug Reporting per l’analisi forense di dispositivi iOS (Mattia Epifani)
  • 12.10 – Vehicle Forensics, tra tecnologia e diritto: dai veicoli connessi a quelli a guida autonoma (Gianfranco Gargiulo)
  • 13.00 – Pranzo
  • 14.00 – Acquisizione forense di chat Whatsapp e Telegram: stato dell’arte e soluzioni alternative (Paolo Dal Checco)
  • 14.40 – Estrazione e analisi, punti di forza del 2019 e visione del 2020 (Sacha Bianchi)
  • 15.40 – Break
  • 16.10 – Indagine digital forensics ed indagine tradizionale: sinergie, criticità e futuro. (Pier Luca Toselli)
  • 16.50 – Quando la Digital Forensics e la Cyber Threat Intelligence si incontrano (Raoul Chiesa & Selene Giupponi)
  • 17.30 – Closing (Sacha Bianchi)

L’ingresso al seminario sulla mobile forensics è gratuito, previa registrazione sul sito MSAB. Le registrazioni sono al momento chiuse ma per qualsiasi registrazione dell’ultimo minuto è possibile contattare direttamente Sacha Bianchi all’indirizzo [email protected].

Gli interventi dei relatori al seminario MSAB di Roma saranno così dettagliati:

DAVIDE “REBUS” GABRINI – Circonvenzione dei sistemi biometrici

Il riconoscimento biometrico è sempre più diffuso come metodo di sblocco dei dispositivi mobili: la praticità d’uso e l’ampia diffusione dei sensori anche in dispositivi economici invoglia gli utenti a usufruire della funzione. Nel tempo sono stati documentati diversi attacchi più o meno praticabili verso questi metodi di riconoscimento, che potrebbero aiutare gli investigatori ad accedere a dispositivi altrimenti impenetrabili.
La relazione descriverà il funzionamento dei diversi sensori biometrici, i principi su cui si basano gli attacchi, le possibilità reali della loro attuazione e gli interrogativi giuridici da risolvere.

MATTIA EPIFANI – Utilizzo di Apple Bug Reporting per l’analisi forense di dispositivi iOS

Apple mette a disposizione degli sviluppatori di applicazioni un sistema di reporting (Apple Bug Reporting) per l’individuazione di problemi legati all’utilizzo di servizi e API disponibili.
Per utilizzare Apple Bug Reporting lo sviluppatore deve raccogliere e trasmettere ad Apple dei file di diagnostica: tali file possono essere estratti da dispositivi con sistemi operativi iOS e contengono molte informazioni utili da un punto di vista dell’analisi forense.
Obiettivo della presentazione è quindi mostrare le metodologie per la generazione e l’acquisizione dei log di diagnostica e illustrare tecniche e strumenti per l’analisi.

PAOLO DAL CHECCO – Acquisizione forense di chat Whatsapp e Telegram: stato dell’arte e soluzioni alternative

Whatsapp e Telegram sono tra i canali di comunicazione più utilizzati sugli smartphone, almeno nel mondo occidentale, anche ovviamente per o durante la commissione di reati e illeciti. Spesso infatti l’acquisizione in ambito di perizia forense dei dispositivi mobili è finalizzata proprio ad acquisire tali artefatti, siano essi chat di testo o messaggi vocali tra due o più soggetti, gruppi o canali. Il problema è che, altrettanto spesso, i database cifrati e difficilmente accessibili rendono difficile estrarre i contenuti. Vedremo durante l’intervento alcuni dei principali ostacoli e possibili soluzioni e metodologie basate su tecniche e strumenti d’informatica forense per estrarre, in base al contesto e al dispositivo, quanto più possibile da queste due applicazioni e con il maggior valore probatorio.

PIER LUCA TOSELLI – Indagine digital forensics ed indagine tradizionale: sinergie, criticità e futuro.

La “sinergia” è definita come la reazione di due o più agenti
che lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente.
Dopo aver definito brevemente cosa intendiamo con indagine digital forensics e tradizionale, con alcuni esempi, cercheremo di vedere se effettivamente oggi possiamo parlare di una “sinergia” tra questi due “agenti” oggi determinanti e strategici in ogni contesto investigativo. Lo faremo attraverso un “focus” sulle attività di indagine svolte dalla polizia giudiziaria e da tutte quelle figure che in qualità di ausiliari, specialisti, consulenti collaborano con quest’ultima e gli Organi Requirenti.
Rifletteremo poi, su quali siano le criticità che ancora permangono, nell’intento di fornire agli operatori un momento di riflessione che possa portare in futuro alla soluzione delle stesse e al superamento di quelle difficoltà “oggettive” che ancora oggi si frappongono all’ottenimento di un risultato “sinergico” ed “efficiente” tra le due tipologie di indagine.

RAOUL CHIESA & SELENE GIUPPONI – Quando la Digital Forensics e la Cyber Threat Intelligence si incontrano.

Questo intervento vuole fornire una attenta overview sul delicato mondo della CYBINT, con casi di studio reali. A questo i relatori hanno deciso di unire e presentare ai partecipanti un nuovo approccio investigativo ed operativo ai crimini digitali un nuovo approccio metodologico alle Digital Investigations, che vede l’unione di due approcci altamente complementari.

Telegram sempre più sicuro: nasconde il numero di telefono agli sconosciuti

Una brutta notizia per chi esegue attività di OSINT su protocollo Telegram: in risposta alla richiesta di aiuto lanciata su Twitter degli attivisti di Hong Kong, Telegram ha rafforzato ulteriormente il livello di privacy permettendo di nascondere il proprio numero di cellulare a tutti, non soltanto agli sconosciuti o a chi non ha tale numero in rubrica.

A maggio di quest’anno Telegram aveva già rafforzato la privacy delle impostazioni relative ai numeri di telefono dei propri utenti permettendo di scegliere chi potesse visionare il proprio numero con l’opzione “Chi può vedere il mio numero?”. Questa impostazione, descritta in modo poco chiaro nel blog di Telegram, seppur certamente utile aveva lasciato delusi molti esperti di sicurezza dato che permetteva (e permette ancora, essendo tutt’ora attivabile) semplicemente di mostrare il nostro numero anche a chi non ci ha inserito nella sua rubrica e magari condivide con noi un gruppo. Non permette, cioè, di nascondere il proprio numero a tutti: al contrario, aggiunge la possibilità di mostrarlo anche a chi senza quella impostazione non lo avrebbe potuto visionare, proprio a causa di recenti modifiche alla sicurezza di Telegram che avevano modificato il comportamento dei gruppi.

La funzione di ricerca a partire dal numero di telefono è sempre rimasta attiva e anzi, proprio questo – che gli attivisti di Hong Kong hanno definito “bug” – ha permesso per parecchio tempo a organizzazioni ed esperti OSINT di poter identificare utenze Telegram. Era infatti sufficiente inserire in rubrica parecchi numeri telefonici, anche a caso, per poter verificare chi tra quelli aveva un utenza Telegram e persino appurare se ci fossero gruppi in comune, cosa appunto piuttosto rischiosa per chi ha motivo di temere di essere identificato personalmente a seguito dell’appartenenza a un gruppo Telegram. Dal punto di vista investigativo, indagini OSINT e perizie informatiche, allo stesso modo era possibile – una volta identificata una rosa di sospetti – verificarne l’appartenenza a gruppi Telegram o risalire in ogni caso al nome utente, spesso con risultati di rilievo.

Con la modifica di settembre, anche questo limite viene rimosso ed è ora possibile nascondere il proprio telefono a chiunque, potendo quindi contare su un livello di privacy che si può definire elevato. Con disappunto di chi utilizzava tecniche OSINT su Telegram per trovare utenze a fini investigativi, infatti, compare ora una nuova voce “Chi può trovare il mio numero” che permette a chiunque di scegliere chi può verificare l’appartenenza a Telegram e i dettagli di un’utenza telefonica.

Telegram - Chi puo' trovarmi con il mio numero

In sostanza, con la funzione di Telegram “Chi può trovarmi con il mio numero”, si può decidere cosa far vedere a chi il nostro numero lo ha, ovviamente non necessariamente perché glie lo abbiamo dato noi. Non andiamo infatti a impattare sugli sconosciuti che possono essere all’interno di un gruppo Telegram insieme a noi e non sanno chi siamo né hanno la nostra utenza telefonica. Andiamo invece a modificare ciò che vedrà chi il nostro numero lo possiede all’interno della sua rubrica, in particolare se anche noi lo abbiamo inserito nella nostra.

Le due voci disponibili per l’opzione “Chi può trovarmi con il mio numero” sono infatti le seguenti:

  1. Tutti“, che Telegram spiega precisando che: “Gli utenti che hanno il tuo numero salvato in rubrica lo vedranno anche su Telegram“;
  2. I miei contatti“, che Telegram spiega precisando che “Gli utenti che aggiungono il tuo numero ai loro contatti lo vedranno su Telegram solo se sono tuoi contatti“.

Questa scelta condiziona anche ciò che gli utenti vedranno quando, nella propria rubrica, accederanno al contatto telefonico dove è memorizzato un numero di telefono con il quale è stato registrato un account Telegram. Se l’impostazione è su “Tutti”, che siano nella nostra rubrica o meno, vedranno che abbiamo un account Telegram e potranno accedervi. Se l’impostazione è su “I miei contatti”, vedranno il nostro account Telegram solamente se sono stati inseriti esplicitamente, da noi, nei nostri contatti.

Come nascondere il numero di telefono ai contatti Telegram

Selezionando “Tutti” alla voce “Chi può trovarmi con il mio numero” il comportamento rimane quello precedente di Telegram, cioè chiunque abbia a disposizione il nostro numero di telefono può scoprire il nostro account Telegram e sapere se ci sono gruppi in comune.

Da precisare che l’opzione “Condividi con”, presente nelle “Eccezioni” riguarda la scelta di “Chi può vedere il mio numero” e non “Chi può trovarmi con il mio numero”.

La scelta su chi può visionare il nostro profilo Telegram a partire dal numero di telefono, quindi, si fa in fin dei conti sia impostando correttamente le nuove opzioni fornite da Telegram, sia selezionando opportunamente chi inserire o meno nella propria rubrica dello Smartphone o di Telegram.

Il menù di Telegram che permette di operare la scelta sulla privacy e sicurezza del proprio numero cellulare o di telefono è raggiungibile tramite l’opzione “Impostazioni -> Privacy e Sicurezza -> Numero di Telefono” e soltanto chi ha aggiornato l’App per smartphone o Desktop la può utilizzare: se non la vedete, significa che non avete ancora aggiornato il software.

Telegram ha fatto questa scelta certamente “sofferta” (perché se tutti gli utenti la applicassero, l’utilizzo di Telegram come Instant Messenger da integrare alla propria rubrica diventerebbe più complesso almeno per la maggior parte degli utenti. Scelta “sofferta” ma debitamente pesata e limitata, perché come si vede, non è stata inserita l’opzione “Nessuno” nella scelta su “Chi può trovarmi con il mio numero”, cosa che invece è presente nella scelta su “Chi può vedere il mio numero”: in pratica, anche rafforzando al massimo le opzioni di sicurezza di Telegram, possiamo nasconderci da tutti ma non da chi ha il nostro numero in rubrica.

Le altre App di messaggistica non hanno ancora avuto tanto coraggio e per fortuna (per gli investigatori ed esperti di OSINT) o per sfortuna (per gli amanti della privacy) applicazioni come Whatsapp e Signal forniscono ancora la possibilità di ottenere informazioni dagli account a partire dai numeri di telefono.

Per chi ha Telegram configurato in inglese, le stesse voci si trovano nel menù “Settings -> Privacy and Security -> Phone Number” e le scelte del menù “Who can see my phone number” sono “Everybody”, “My Contacts” o “Nobody” mentre nella voce “Who can find me by my number” possiamo scegliere tra “Everybody” (“Users who have your number saved in their contacts will also see it on Telegram“) e “My Contacts” (“Users who add your number to their contacts will see it on Telegram only if they are your contacts.“).

ONIF - Convegno su Informatica Forense a Firenze

Seminario ONIF su Informatica Forense a Firenze

Venerdì 31 maggio 2019 si terrà a Firenze il seminario organizzato dall’Osservatorio Nazionale d’Informatica Forense ONIF dal titolo “Orizzonte 2020 Informatica Forense a supporto di Autorità Giudiziaria, Studi Legali, Aziende, Forze dell’Ordine e Privati”. La conferenza avrà luogo nella Sala Verde presso il Palazzo Incontri, in Via de Pucci 1 e durerà tutta la mattinata del 31 maggio, con coffe break offerto dall’Associazione ONIF per i partecipanti.

ONIF - Convegno su Informatica Forense a Firenze

Durante il seminario verranno trattati diversi argomenti relativi alle attività di perizia informatica e indagini digitali che i consulenti informatici forensi trattano quotidianamente durante il loro rapporto con l’Autorità Giudiziaria, gli Studi Legali, le Forze dell’Ordine, le aziende o i privati per cui prestano il loro servizio. In particolare, verranno approfonditi argomenti di attualità come la problematica della cloud forensics all’interno delle attività di mobile forensics, il rispetto per la Legge 48/2008, il registro olandese degli esperti NRGD, la manomissione di messaggi Whatsapp, l’utilità della digital forensics nella gestione di data breach e violazione dei dati e le tecniche di video forensics e perizia tecnica su immagini e video.

Il programma del convegno sull’Informatica Forense e Digital Forensics organizzato da ONIF a Firenze e moderato dalla Giornalista Dott.ssa Valentina Roselli è il seguente:

9:00 – Registrazione
9:15 – Apertura lavori: Banca Intesa Sanpaolo, Fondazione Forense di Firenze e Dott. Nanni Bassetti, Segretario Nazionale ONIF
9:30 – Le nuove regole e la revisione dell’albo CTU del Tribunale di Firenze, Ufficio di Presidenza del Tribunale di Firenze
10:00 – Il Netherlands Register of Court Experts (NRGD), Dott. Mattia Epifani
10:30 – Legge 48/2008, attesa quanto ignorata: dieci anni di casi reali, Ing. Paolo Reale e Avv. Elisabetta Guarnieri
11:00 – Break
11:20 – Analisi di dispositivi mobile: stato attuale, integrazione con il cloud e difficoltà future, Ing. Michele Vitiello e Dr. Paolo Dal Checco
11:40 – Rilevamento e conseguenze delle manomissioni sui messaggi WhatsApp Dott. Andrea Lazzarotto
12:00 – Digital Forensics Data Breach: perché gestire la violazione dei dati in maniera forense, Dott. Alessandro Fiorenzi
12:20 – Immagini e video digitali come fonte di prova, Dott. Massimo luliani
12:40 – Saluti e chiusura

La brochure del seminario sull’Informatica Forense organizzato da ONIF a Firenze è disponibile per il download al seguente link.

Si prega chi fosse interessato a partecipare all’evento di utilizzare, per l’iscrizione, il modulo presente sul sito EventBrite così da allocare i posti che sono, purtroppo, limitati a causa della dimensione della sala.

Conferenza a Verona organizzata da Ordine degli Avvocati di Verona

Acquisizione e Produzione in Giudizio della Prova Digitale

Acquisizione e Produzione in Giudizio della Prova Digitale” sarà il titolo dell’intervento che terrò giovedì 29 novembre 2018, durante il convegno su “Tools, Applicativi e Piattaforme che semplificano la Professione“, organizzato dalla Commissione Informatica del C.O.A. di Verona che ringrazio per il cortese invito.

Conferenza a Verona organizzata da Ordine degli Avvocati di VeronaIl mio talk di Verona verterà specificatamente sull’importanza della fase di acquisizione forense delle prove digitali alla luce di una produzione delle stesse in Giudizio, nell’ambito di processi penali o civili ma anche in caso di utilizzo stragiudiziale delle prove informatiche. Molto spesso gli Studi Legali sono i primi a entrare in contatto con evidenze elettroniche di ogni tipo, che richiedono un’attenta fase di copia conforme precedente a quella di visione o analisi. La perizia informatica a uso legale, svolta ad esempio da consulenti tecnici di parte, implica una rigida metodologia di acquisizione delle prove per poterle poi produrre in Giudizio, metodologia che deve essere ben nota anche dai legali che in genere entrano in contatto per primi con il cliente, sia esso parte offesa o richieda un consulente della difesa come indagato o imputato.

La presentazione illustrerà le tecniche base d’informatica forense applicate alla raccolta di prove da supporti come pendrive, hard disk, dvd, cloud, internet, social network, siti web, smartphone, cellulare, email, PEC. Veranno indicate con metodo le fasi della perizia informatica che il consulente informatico forense esegue ad esempio tramite una copia conforme a uso legale di chat Whatsapp, pagine o profili Facebook (ad esempio per acquisire le prove una diffamazione via Facebook), siti Internet, registrazioni ambientali o telefoniche, SMS, fotografie, video, etc…

Il seminario, che si terrà presso l’Auditorium Banco BPM  in Via della Nazioni, 4, Verona, durerà dalle 14:30 alle 17:30 e avrà il seguente programma:

  • Avv. Nicol aManzini – Delegato per l’informatica del C.O.A. Verona
  • Avv. Franco Zumerle – Coordinatore Comm. Informatica c/o C.O.A. Verona
  • Dr. Paolo Dal Checco – Consulente Informatico Forense
    • Prova Digitale: Acquisizione E Produzione In Giudizio
  • Avv. Claudio De Stasio – Avvocato in Grosseto
    • Dirittopratico.It: Utilità Pronte All’uso Per Il Professionista
  • Dr. Stefano Baldoni – Consulente IT in ambito legale
    • Slpct: L’alternativa Open Source Per Il Processo Telematico
  • Avv. Gianni Casale – Avvocato in Modena
    • Anthea: Un’applicazione Per Eliminare I Contrasti Familiari
  • Agenzia Entrate – Dr. Felice Ungheri – CapoUfficio Tecnologie e Innovazione Dir. Prov. Venezia
    • Fatturazione Elettronica: Il Punto Di Vista Dell’agenzia Delle Entrate

La locandina in PDF della Conferenza organizzata a Verona durante il quale parlerò di acquisizione forense delle prove informatiche è scaricabile da questo link. Ai partecipanti verranno conferiti  3 crediti formativi in materia obbligatoria, a seguito d’iscrizione su piattaforma Riconosco. Si ringrazia il Banco BPM per la concessione della sala.

Le chat Whatsapp come prova a valore legale

La Cassazione sul valore legale delle chat Whatsapp nel processo

Le chat Whatsapp come prova a valore legaleLa Cassazione affronta, nella Sentenza n. 49016/2017 del 25 ottobre 2017, la questione della validità legale della trascrizione di chat Whatsapp a fini giudiziari, come prova in un processo, precisando che i messaggi Whatsapp possono essere considerati prova documentale ed essere utilizzati nel processo civile o penale solamente a certe condizioni.

Il caso sul quale si è espresso la Cassazione riguarda una denuncia per stalking,  a seguito della quale la difesa dell’imputato avrebbe voluto depositare la trascrizione di messaggi provenienti da chat Whatsapp per dimostrare l’inattendibilità della persona offesa, ma la Corte Territoriale si è rifiutata di inserire tali elementi addotti dalla parte nel fascicolo.

Secondo la Cassazione, è corretto che la Corte Territoriale non abbia accettato il deposito della trascrizioni perché le chat Whatsapp hanno valore come prova informatica nel processo solamente se viene acquisito anche il supporto – telematico o figurativo – contenente la registrazione, essendo la trascrizione una semplice riproduzione del contenuto della principale prova documentale.

Il motivo della necessità di depositare il supporto è – stando alla Sentenza n. 49016/2017 del 25 ottobre 2017 della Cassazione – che questo permette di “controllare l’affidabilità della prova medesima mediante l’esame diretto del supporto onde verificare con certezza sia la paternità dell registrazioni sia l’attendibilità di quanto da esse documentato“.

Poiché non è sempre possibile depositare il dispositivo originale (per motivi legati alla privacy dei contenuti, indisponibilità dell’hardware, danneggiamento, perdita, etc…) e dato che ormai in ambito digitale non esiste più il concetto di “originale” dato che la copia forense di un dispositivo ha la stessa valenza probatoria del dispositivo, è possibile valutare il deposito della copia forense del dispositivo di registrazione (registratore digitale, smartphone, telecamera, etc…) così da conferire il valore legale di prova informatica e documentale al suo contenuto (registrazioni, filmati, messaggi SMS o Whatsapp, etc…).

Per completezza, oltre al deposito dell’acquisizione forense del contenuto del dispositivo dal quale si vorranno estrarre le prove informatiche, riteniamo sia essenziale depositare anche una relazione tecnica forense che attesti la metodologia e strumentazione utilizzata per la copia forense, l’assenza di tracce di alterazione o manipolazione ai dati che dovranno essere utilizzati in Giudizio e i criteri con i quali sono stati estratti gli elementi probatori d’interesse come ad esempio i messaggi SMS o Whatsapp, registrazioni audio, filmati, etc…

La Cassazione non specifica come acquisire i messaggi Whatsapp come prova in un Processo, a fini legati e utilizzo in Tribunale, ma lascia intendere che se il deposito viene fatto in modo “integrale” (quindi con il dispositivo originale o il suo equivalente tramite acquisizione forense certificata) i dati possono essere accettati e utilizzati in Giudizio.

Per creare una copia conforme dei messaggi Whatsapp a uso legale (inclusi anche SMS, messaggi, chat o gruppi Telegram, Viber, iMessage, Facebook Messenger, Skype o qualunque altro sistema di Instant Messaging) è quindi necessario avvalersi delle tecniche di acquisizione forense da cellulare, smartphone o tablet, basate sui principi di inalterabilità della prova e conformità con l’originale espressi dalla Legge 48 del 2008 che cita, ad esempio, come le copie forensi debbano esse eseguite “adottando misure tecniche dirette ad assicurare la conservazione dei dati originali e ad impedirne l’alterazione“, “con una procedura che assicuri la conformità dei dati acquisiti a quelli originali e la loro immodificabilità.”.

Copia conforme di smartphone a uso legaleLo Studio si avvale della migliore strumentazione hardware e software per copia conforme dei contenuti e acquisizione forense certificata delle prove da smartphone e tablet per utilizzo in Tribunale, utilizzati da personale tecnico qualificato e con esperienza in ambito d’indagini digitali. Gli strumenti principali di cui ci avvaliamo sono l’israeliano Cellebrite UFED, Micro Systemation XRY, Oxygen Forensics, Paraben Device Seizure, Katana Forensics Lantern e altri software di mobile forensics che utilizziamo nell’ambito delle perizie informatiche di acquisizione forense da dispositivi mobili.

Per conferire maggiore autorevolezza alla perizia di acquisizione delle chat Whatsapp, talvolta può essere strategico produrre perizia informatica asseverata e giurata in Tribunale, in particolare in ambito di cause e processi civili. L’asseverazione e giuramento della perizia informatica viene fatta dal Perito davanti al Cancelliere del Tribunale al fine di assumersi la responsabilità giuridica e legale del proprio operato, garantendo di aver “bene e fedelmente proceduto alle operazioni e di non aver avuto altro scopo che quello di far conoscere la verità“.