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Acquisizione Forense di Pagine e Siti Web per il Memberbook IISFA

È stato pubblicato oggi il volume “IISFA Memberbook 2021 – Digital Forensics“, storico canale di condivisione della conoscenza tra i membri dell’IISFA Italian Chapter, che ogni anno raccoglie scritti scientifici prodotti dai soci dell’associazione in ambito d’informatica forense, OSINT, IoT, Intelligenza Artificiale, trattando aspetti tecnici e legali con fine divulgativo.

Il volume “IISFA Memberbook 2021 – Digital Forensics” uscito quest’anno contiene anche un mio piccolo contributo sull’Acquisizione Forense di Pagine e Siti Web, reperibile al Capitolo IX del libro acquistabile in formato cartaceo e digitale.

Nell’articolo del Memberbook del 2021 ho tentato di rappresentare la situazione attuale delle metodologie e strumenti di acquisizione forense delle prove online da siti web, mostrando lo stato dell’arte della cristallizzazione delle evidenze digitali presenti in Internet attraverso alcune delle principali piattaforme, software e servizi che permettono di congelare una prova presente su Internet a valore legale per utilizzo in Tribunale.

L’acquisizione forense di pagine e siti web è uno degli argomenti che ultimamente sta diventando strategico in cause civili e penali, dato che le prove sono sempre più spesso online, su web, cloud, posta elettronica, forum o persino App e servizi web.

Acquisizione Forense di Pagine e Siti Web

Da diversi anni infatti la questione di come acquisire e cristallizzare le prove online presenti, ad esempio, su Facebook, su siti web, forum, Linkedin, Twitter e vai social network o anche App per smartphone o browser viene dibattuta tra chi si occupa d’informatica forense e le evoluzioni continue degli strumenti software e servizi web mostrano quanto sia ancora attuale.

Nel piccolo contributo che ho scritto per il Memberbook IISFA 2021 ho tentato di riassumere in modo non troppo tecnico i princìpi che risiedono alla base delle attività di “congelamento” di prove online come possono essere quelle presenti su web, al fine di creare una sorta di “copia conforme” a valore legale, utilizzabile in ambito Giudiziario anche nel caso di scomparsa o rimozione dell’evidenza digitale originale.

Il libro “IISFA Memberbook 2021” è acquistabile su Amazon, in formato cartaceo o elettronico: un ringraziamento speciale va ai curatori Gerardo Costabile, Antonino Attanasio e Mario Ianulardo per l’ottimo lavoro e la dedizione dimostrata nello stimolare i soci a produrre materiale d’interesse, raccogliere i contributi e creare – con tutte le difficoltà del caso – un volume completo e aggiornato su temi di attualità in ambito investigazioni digitali e digital forensics.

I reati informatici e tramite internet: le best practice in materia d’Informatica Forense

Venerdì 30 ottobre 2020 si terrà la lezione sui reati informatici e tramite internet parte del V Corso 2019-2020 Biennale di Alta Formazione Specialistica dell’Avvocato Penalista dell’unione Delle Camere Penali Italiane (UCPI) durante la quale sarò relatore insieme agli Avv.ti Luca Lupària e Carlo Blengino, con moderazione dell’Avv. Paola Rubini.

UCPI - I reati informatici e tramite internet, Le best practices in materia d’Informatica Forense

Gli interventi dei legali Avv.to Blengino e Lupària verteranno sugli aspetti sostanziali dei reati informatici con focus su alcuni reati specifici e questioni di merito, con approfondimenti sulle profili processuali e di scenario dei reati informatici.

Il mio intervento all’interno del Seminario UCPI verterà sulle best practice in materia d’informatica Forense con particolare riguardo all’acquisizione forense delle prove digitali. Durante la lezione mostrerò quali sono i princìpi, le metodologie e gli strumenti utilizzati nel corso delle perizie informatiche svolte dal consulente informatico forense per cristallizzare le prove informatiche a fini legali, così da permettere ad Avvocati e Studi Legali di produrre querele, memorie, ricorsi, repliche in ambito penale e civile basate su evidenze informatiche solide e incontestabili.

Verranno analizzate le varie casistiche in cui si rivela necessaria e strategica un’attività di copia conforme certificata di dati a fini probatori, per utilizzo in Tribunale, con redazione di un verbale di copia forense e una perizia informatica a corredo. Si partirà dalle copie forensi di hard disk, pendrive, dischi esterni o memorie di massa, mostrando come tramite l’utilizzo di software e live CD (es. Tsurugi, DEFT, Caine, Paladin, Raptor, etc…) e di strumenti (Falcon, Tableau, Ditto, etc…) è possibile produrre copie o immagini forensi del contenuto di un supporto di memorizzazione.

Si passerà poi all’esame delle modalità e strumenti utilizzati per cristallizzare prove su smartphone, cellulari, dispositivi mobili fino ad arrivare alla IoT Forensics e all’acquisizione forense di dispositivi IoT. Vedremo come produrre in Giudizio conversazioni e chat Whatsapp, Facebook Messenger, Telegram ma anche SMS, email, foto o video contenuti su smartphone e tablet. Sempre legati al mondo dei telefoni e smartphone, verranno presentate le questioni relative all’acquisizione di tabulati, delle telefonate, degli SMS, della navigazione su Internet ma anche dell’utilizzo delle App, mostrando come spesso vengono richiesti tabulati di Whatsapp, Facebook Messenger, Instagram, Twitter, Instagram utilizzati per comunicare via chat ma che lasciano evidenze in ambiti diversi, talvolta sullo smartphone, talvolta direttamente sul profilo.

Non sempre i dati si trovano su PC o smartphone, sempre più spesso si localizzano infatti su cloud, VPS o su server di posta elettronica: verranno quindi presentate alcune modalità e tool con i quali il perito informatico può fotografare in maniera forense le informazioni presenti sul cloud come Dropbox, Google Drive, iCloud, etc… o salvare come prova messaggi di email e posta elettronica o PEC a fini probatori per uso in Tribunale. Sempre più spesso infatti vengono richieste perizie e analisi forensi su email, posta elettronica, PEC, sia in termini di contenuto e verifica di eventuali manipolazioni, sia in termini di log, tabulati e utilizzo delle caselle di posta.

Infine, si proseguirà con un approfondimento sulle modalità e gli strumenti con i quali è possibile svolgere acquisizioni forensi di prove digitali di pagine e siti web per utilizzo in Tribunale. La produzione in Tribunale di prove online è un argomento sempre più frequente, poiché buona parte delle nostre vite si è spostata sul web, su Facebook, Instagram, Linkedin, Twitter, sui social network o siti web. Nasce quindi l’esigenza di salvare una copia “autenticata” di un sito web o di sue pagine, così come di profili Facebook, post o commenti.

Webinar IISFA sull’acquisizione delle fonti di prova online

Oggi ho tenuto un breve seminario online per l’Associazione IISFA – di cui sono socio e in passato sono stato membro del Direttivo – sulle modalità e strumenti di acquisizione forense di fonti di prova online. Il webinar ha riguardato principalmente le modalità di cristallizzazione e copia conforme a fini probatori di siti e pagine web utilizzate in ambito d’informatica forense per certificare la presenza online di pagine o siti web da utilizzare come prova in Tribunale a fini giudiziari.

La clonazione di siti web o di pagine prese da Internet a uso legale, ma anche di profili Facebook, Linkedin, Twitter, Instagram oltre che di chat, gruppi, canali o bot di applicazioni di messaggistica come Telegram, Whatsapp o Signal è ormai diventata un presupposto fondamentale per poter tutelare i propri diritti in sede penale o civile, ma anche stragiudiziale. Le prove ricavate da screenshot, stampe o salvataggi di pagine o siti possono essere facilmente contestate tramite i princìpi d’informatica forense, mentre se sono ricavate tramite apposite modalità, tecnologie e strumenti oltre a essere accompagnate da perizia informatica possono rappresentare un solido elemento su cui costruire una querela, una difesa, una causa civile o supportare accuse che poi possono sfociare in procedimenti penali. Il tutto partendo da una corretta e completa acquisizione forense di prove online.

Seminario IISFA su acquisizione forense di siti web e prove online

Durante il seminario IISFA sulla raccolta di prove online a uso legale tramite tecniche d’informatica forense ho presentato le basi sulle quali si costruisce un’acquisizione forense di un sito web e la cristallizzazione probatoria di una pagina web, descrivendo i princìpi che permettono alla copia di essere il più conforme possibile all’originale, conservarne nel tempo in modo statico il contenuto e garantirne l’esistenza in un dato periodo temporale. La copia forense di una pagina web o di un sito web, ma anche la clonazione di un profilo o pagina Facebook a fini probatori deve essere resistente a contestazioni, disconoscimento o accuse di plagio, falso, manipolazione o carenza di scientificità che con una strumentazione e metodologia adeguata possono essere fugate dimostrando invece l’attendibilità e scientificità delle operazioni svolte e quindi l’effettiva esistenza del contenuto di cui si certifica in sostanza la presenza online.

Il webinar IISFA sull’acquisizione forense e il salvataggio come prova digitale informatica dei siti web, dei profili, pagine o post Facebook è visionabile sul canale Youtube dell’associazione IISFA. Gli strumenti e i servizi citati all’interno della presentazione sono in parte gratuiti e in parte commerciali: chi fosse interessato a sperimentarli può scaricare e utilizzare liberamente quelli gratuiti mentre spesso per i tool commerciali e talvolta anche per i servizi online sono disponibili versioni di prova con le quali fare pratica e valutarne il funzionamento. Altra fonte utile per eseguire raffronti sono i documenti che i produttori pubblicano sui loro siti, sui social network, accompagnati spesso da video di presentazione, esempi di acquisizione forense e manualistica in pdf o html.

Le slide del webinar IISFA sull’acquisizione delle prove online sono scaricabili dal link pubblicato sotto l’immagine al centro della pagina.

Corso OSINT e acquisizione forense di prove dal web

Workshop su ricerche OSINT e acquisizione delle prove online

 

Workshop su OSINT e acquisizione delle prove onlineSi sente ormai parlare di OSINT nei contesti più disparati, dalle investigazioni digitali al giornalismo investigativo fino a eccessi come la profilazione realizzata da ristoratori o albergatori che ricorrono alle fonti aperte per conoscere i loro clienti prima di riceverli e poterli così accontentare al meglio.

D’altra parte, se la ricerca OSINT è finalizzata ad esempio a trovare e raccogliere prove diffamazione via Facebook, ingiuria, violazione di marchi/brevetti o concorrenza sleale, una volta identificate le evidenze digitali è necessario eseguire una corretta “cristallizzazione” forense. Ancora oggi ci s’imbatte infatti in stampe cartacee di siti web depositate come prova giudiziaria in procedimenti penali e civili, prova che comincia a mostrare le sue debolezze se la controparte oppone le corrette eccezioni.

Per quanto non è detto che la raccolta di prove avvenga a fine giudiziario e per utilizzo in Tribunale, è buona pratica conoscere le basi di una corretta acquisizione forense delle risorse web, che si tratti di siti, portali, profili Facebook, Twitter, Linkedin o chat, pagine e gruppi di discussione.

Durante la mattinata del workshop sulle ricerche OSINT e l’acquisizione delle prove digitali online verranno illustrate diverse metodologie e presentati alcuni strumenti per una proficua ricerca d’informazioni online tramite intelligence sulle fonti aperte.

Nel pomeriggio si affronterà invece la problematica della corretta acquisizione di quanto d’interesse è stato trovato tramite analisi e ricerca OSINT, mostrando strumenti gratuiti e a pagamento e illustrando le basi giuridiche, metodologiche e pratiche su cui essi operano.

Al termine della giornata, i partecipanti avranno appreso nozioni base di OSINT ma anche utili strumenti per eseguire ricerche online su soggetti, aziende, numeri di telefono, indirizzi email o profili Facebook e social network, avendo le idee chiare anche sulla fase successiva, cioè la copia conforme (o quanto meno la più conforme possibile) di quanto trovato.

I destinatari del corso su OSINT e acquisizione certificata delle prove su web sono principalmente Giornalisti, Investigatori, Avvocati, Consulenti Informatici Forensi, Notai, Sviluppatori, Dirigenti, Forze dell’Ordine, Professionisti, Imprenditori, Responsabili IT o anche semplici curiosi e appassionati d’informatica forense.

Il programma del corso OSINT sulle ricerche online e l’acquisizione conforme di prove dal web a fini probatori è il seguente:

  • 09:30 Registrazione
  • 09:45 Introduzione all’OSINT, Le basi del web e dei motori di ricerca, Metodologie e strumenti principali di analisi
  • 11:15 Pausa Caffé
  • 11:30 OSINT su siti web, Ricerche su profili e social network, Analisi di indirizzi di posta e numeri di telefono
  • 13:00 Pranzo
  • 14:15 Le basi dell’informatica forense, Principi di acquisizione delle evidenze digitali, La raccolta di prove su web
  • 16:00 Pausa Caffé
  • 16:15 Strumenti e metodologie di acquisizione forense di pagine web, Raccolta di contenuti dinamici o protetti da autenticazione, Cristallizzazione e verifica della prova
  • 18:00 Domande e Risposte
  • 18:30 Chiusura

Il corso è organizzato da Synestesia, per informazioni o iscrizioni potete contattare direttamente loro tramite Francesco Brocero al 348 473 1231, inviare una mail a [email protected] o utilizzare direttamente il modulo d’iscrizione su Evenbrite.

Corso OSINT e acquisizione forense di prove dal web
Il corso su OSINT e raccolta delle prove digitali si terrà giovedì 5 Ottobre 2017 al Copernico di Milano, in Via Copernico, 38, 20125 Milano dalle ore 9:00 alle ore 18.30 e verrà attivato solo previa l’iscrizione di almeno 8 partecipanti. In caso di non attivazione i partecipanti già iscritti verranno avvertiti della non attivazione mercoledì 27 Settembre alle ore 18.30 e poi rimborsati.

L’ATO, Cellebrite e il “leak” della Guida sull’Hacking degli Smartphone

Alcuni giorni fa è uscita su diverse testate giornalistiche di rilievo la notizia della pubblicazione su Linkedin, da parte di un impiegato dell’Ufficio delle Tasse Australiano (ATO), di una guida di hacking degli smartphone [WBM, AI] che spiega passo dopo passo come forzare i cellulari, anche se protetti da PIN. A quanto riportano ad alcune fonti, l’impiegato proverrebbe da task force d’Intelligence e avrebbe fatto delle ricerche sul Dark Web per il Governo [WBM, AI], aggiungendo che altrimenti non si spiega come riesca a forzare le password di cellulari anche se con batteria scarica e persino senza scheda SIM, così da poter recuperare dati anche cancellati, messaggi di testo ed elenco chiamate con strumenti tra i quali quelli prodotti dall’israeliana Cellebrite.

Leak dell'Australian Tax Office di un manuale con tecniche di hacking avanzate

La popolazione australiana si è indignata, temendo che il loro equivalente della nostra Agenzia delle Entrate potesse “spiare” il reddito personale entrando di soppiatto nei cellulari, anche protetti da password. Il Ministro della Giustizia, Michael Keenan, si è detto seriamente preoccupato di questo “leak” dell’Ufficio delle Tasse che illustra le metodologie e gli strumenti di hacking dei telefonini. L’impiegato dell’Ufficio sembra aver subito provvedimenti disciplinari o come minimo un rimprovero e ciò che è certo è che ha rimosso in neanche un’ora la guida e buona parte dei suoi profili sui social network (Linkedin, SlideShare, etc…) mentre l’Ufficio delle Tasse era sommerso di contatti da parte dei giornali.

Ramez Katf, il Direttore Tecnico dell’ATO (Australian Tax Office) ha dichiarato che “l’Ufficio delle Tasse non entra di nascosto negli smartphone dei cittadini e che la parola “hacking” forse è un po’ esagerata, l’Agenzia delle Entrate Australiana non agisce da remoto e comunque non fa nulla di nascosto, senza cioè un Decreto dell’Autorità Giudiziaria”. Katf aggiunge che “è vero, uno dei software citato nelle slide viene effettivamente utilizzato, ma soltanto per indagini su larga scala su frodi o attività criminale e sempre su mandato delle Autorità, senza peraltro agire da remoto, i dispositivi vengono infatti prima prelevati o sequestrati tramite un Decreto del Giudice e poi, tramite il software di acquisizione forense per smarthpone, vengono acceduti i contenuti”. Insomma, la situazione è meno terribile di quanto non sia stata dipinta dai giornali, lascia intendere. “Anche quando viene forzato il PIN o la password di uno smartphone”, continua Katf, “c’è sempre l’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria o il consenso del proprietario del cellulare”. Alcune testate giornalistiche sono persino arrivate http://www.abc.net.au/news/2017-07-12/tax-office-slip-up-reveals-new-phone-hacking-capabilities/8698800

Per qualche giorno le condivisioni di post sull’argomento si sono sprecate, ma nessuno ha approfondito il contenuto effettivo di questa guida (rimossa, appunto, di tutta fretta) e se davvero rappresentasse un pericolo per la sicurezza dei cittadini. Vediamo di recuperare, tramite tecniche OSINT, ciò che rimane di questa guida e del profilo del povero impiegato dell’Ufficio delle Tasse, per scoprire che è tutto un equivoco: la guida di hacking non è altro che una presentazione divulgativa che parla di ciò che gli informatici forensi e gli esperti di sicurezza conoscono ormai da anni.

Google, come sappiamo, memorizza una cache – una sorta di “copia” – delle pagine web che indicizza, che utilizza per poter mostrare agli utenti quale versione della pagina lui sta presentando nei motori di ricerca e su quali parole chiave si basa. A meno che non si provveda alla rimozione manuale dei risultati di ricerca, è spesso possibile accedere alla cache di Google anche per diversi giorni dopo che la pagina indicizzata è scomparsa. Nel caso delle presentazioni SlideShare pubblicate da Linkedin, la pagina cache non conterrà l’intera presentazione ma ne riporterà integralmente il testo, proprio per ragioni d’indicizzazione.

Bene, cercando negli indici di Google le informazioni riportate dai giornali, arriviamo a una presentazione intitolata “Hexadecimal Extraction Theory –Mobile Forensics II“, che tradotta viene più o meno “Teoria dell’Estrazione Esadecimale, Analisi Forense di Dispositivi Mobili 2” di cui viene riportata, dai newspaper, una slide considerata la più significativa.

Pros and Cons of the Shoe Boxes

La pagina contenente la presentazione su SlideShare non esiste più, è stata rimossa dall’utente, ma si può ancora osservare il profilo dell’autore, che si dichiara esperto in Computer Forensics e conoscitore di strumenti d’informatica forense come Encase, X-Ways Forensics, Nuix e Access Data. La pagina punta al profilo Linkedin, anch’esso rimosso, ancora presente però come indice nella cache di Google inclusa la descrizione “Australian Taxation Office”, senza versione cache.

Profilo Linkedin dell'impiegato accusato di aver pubblicato un leak

La presentazione “Hexadecimal Extraction Theory –Mobile Forensics II” è già scomparsa anche dalla cache di Google, se ne trova però una copia su Archive.is dalla quale possiamo ricavare i titoli delle slide considerate così “pericolose” dalle testate giornalistiche:

  • Pros and Cons of the Shoe Boxes
  • Phone Forensics Tools Software
  • XRY VS Shoe box XRY Positive
  • Information required to perform a hex dump
  • Locating information before commencing the hex dump
  • Using Shoe box (UFSx series)
  • Free tools
  • Scenario 1 Extract data from Damaged Nokia phone
  • Using FTK imager to create MD5 hash for extracted mobile data file
  • Date and Time Calculations Date and time entry & Patten
  • HEX examiner examples
  • Exercise 2– Breaking the Hex code using Hex examiner
  • Security key
  • Call records S30’s
  • SMS S40’s
  • Protocol Data Unit (PDU)

Leggendo il contenuto delle slide, si nota come l’autore si limita a presentare alcune delle soluzioni più note in ambito di mobile forensics, disciplina che comprende tecniche e metodologie utilizzate in ambito di perizia informatica per acquisizione forense e recupero dati anche cancellati da cellulare. L’autore presenta vantaggi e svantaggi degli strumenti principali come XRY, Shoe Box, SarasSoft, NAND Downloader, Pandora’s box, HEXexaminer, FTK Imager, Cellebrite, XACT e simili. Si parla di conversione di dati tra diversi formati, metadati EXIF e coordinate GPS, estrazione di dati da cellulari Nokia danneggiati, calcolo dei valori hash tramite FTK Imager per una corretta catena di conservazione.

Salta subito all’occhio che i dati non sono neanche aggiornati: nell’illustrare le diverse codifiche di rappresentazione delle date l’autore cita Blackberry, Nokia e Motorola, tutti praticamente scomparsi, menzionando di sfuggita Samsung e ignorando completamente Apple con i suoi iPhone e iPad. Gli esempi di utilizzo degli strumenti di mobile forensics, tra l’altro, riguardano Nokia S30 e S40, che ormai non si trovano più neanche nei negozi dell’usato.

D’altra parte è chiaro che il target non è prettamente tecnico e quindi i contenuti non sono di alto livello, altrimenti non verrebbe dato peso al fatto che si possono recuperare dati anche da cellulari senza scheda SIM o danneggiati, entrambe cose ormai note a chiunque.

Per chi le cercasse, non ci sono istruzioni passo passo su come entrare in un telefonino e forzare la password da remoto, né guide di hacking avanzato, soltanto elenchi di strumenti con pro e contro, esempi di conversione stringhe e bypass di PIN e password per eseguire attività di acquisizione forense e recupero dati da vecchi cellulari.

Per quanto i giornali vi abbiano dato molto peso, l’israeliana Cellebrite non c’entra nulla con questa faccenda: il loro marchio viene citato una sola volta nelle slide dell’impiegato dell’Ufficio delle Tasse mentre viene data più importanza ad altri tool o metodologie, anche gratuite.

Speriamo quindi che l’impiegato (che non abbiamo voluto citare per mantenere un minimo di anonimato, benché sia facilmente reperibile in rete il suo nome) possa tornare a una vita normale e riaprire il suo profilo su Linkedin dopo questa avventura, continuando a fare divulgazione in ambito di digital e mobile forensics ma sperando di non cadere nuovamente in malintesi che rimbalzando di giornale in giornale aumentano in modo incontrollato la loro portata.