Oggi ho tenuto una lezione dal titolo “I profili storici ed evolutivi della mobile forensics” per l’Università Europea di Roma, nell’ambito del Master di I livello in “Intelligenza artificiale. Diritto ed etica delle tecnologie emergenti”. È stata una occasione , per la quale ringrazio l’Università Europea di Roma, di ripercorrere una decina di anni di storia e progressi dell’informatica forense applicata alle perizie su cellulari e poi su smartphone che ormai sono diventate uno degli elementi strategici delle attività d’indagine digitale.
Fa riflettere quanto l’evoluzione storica della mobile forensics – così si chiama la disciplina che si occupa di acquisire e analizzare le prove digitali presenti su smartphone e dispositivi mobili – abbia impattato sul lavoro degli informatici forensi e si rifletta nelle perizie informatiche redatte nel corso del tempo. Tutti i consulenti informatici forensi ricorderanno i periodi in cui le copie forensi erano sostituite da stampe prodotte da software di sincronizzazione con i dispositivi mobili, poi sono arrivati i primi strumenti “ufficiali”, in parte tanto si poteva fare anche con prodotti free od open source, poi è arrivata l’epoca degli exploit e dei bug da sfruttare per poter superare i limiti imposti dai produttori. Fino ad arrivare alle soluzioni commerciali, che oggi hanno un mercato di nicchia ma necessario per chi fa attività di perizia su smartphone, perché permettono di ottenere dati che altrimenti non sarebbe possibile acquisire.
Ci sono state epoche nelle quali l’acquisizione e le analisi delle prove informatiche presenti sui cellulari da parte del CTP Informatico procedeva tramite strumenti embrionali, con metodologie ancora da condividere con la comunità scientifica e dei consulenti forensi, problematiche d’integrità della prova, rischi di perdita di dati, tutte questioni che con gli anni sono andate consolidandosi.
Oggi qualunque CTU informatico conosce i princìpi su cui si basa la mobile forensics e sui quali si costruiscono le perizie informatiche su smartphone, dispositivi mobili ma anche hard disk, pendrive, PC oltre che tutto ciò che riguarda il cloud, la posta elettronica, il web. La lezione sui profili storici ed evolutivi della mobile forensics, tenuta per l’Università Europea di Roma, è stata quindi un’occasione di ragionare sui progressi fatti da tutti coloro che hanno dato il loro contributo a sviluppare la materia, ma anche delle nuove sfide e opportunità che sono emerse negli ultimi anni, con la cifratura, la protezione da PIN lock o biometrica, la quantità di modelli, marche e dispositivi sul mercato, i continui aggiornamenti di sistemi operativi e applicazioni mobili.
Infine, la docenza tenuta per il Master di I livello in “Intelligenza artificiale. Diritto ed etica delle tecnologie emergenti” è stata l’occasione per rispolverare il servizio delle Iene sul recupero dati da smartphone, al quale ho dato un piccolo contributo insieme a colleghi ed amici e il risultato è stato un servizio avvincente, dove la mobile forensics si è mescolata con tecniche di ricerca basate su OSINT, che hanno portato a risultati notevoli, in particolare vista la tecnologia disponibile al tempo e il tipo di dispositivi analizzati.
Ringrazio l’opportunità concessa dall’Università Europea di Roma e spero di poter contribuire nuovamente con attività di docenza a Master, Corsi di Laurea o Corsi di Perfezionamento in ambito d’informatica forense e indagini digitali.