Martedì è andato in onda un nuovo servizio TV de Le Iene dove ho dato il mio piccolo contributo per illustrare alcune problematiche di sicurezza degli assistenti vocali e dei sistemi di comando tramite voce delle App su smartphone e su piattaforme come Amazon con Alexa, Apple con Siri o Google con Home e Assistant.
Nicolò De Devitiis e Marco Fubini ci mostrano nel servizio de Le Iene, con filmati e interviste, come ormai gli assistenti vocali possono gestire buona parte della nostra vita, in casa ma anche sul nostro Smartphone. Possono indirizzarci verso acquisti legati alla piattaforma che stiamo utilizzando e guidarci nelle scelte in base, ovviamente, a criteri di mercato che portano a prediligere ciò che per il produttore del dispositivo è più conveniente. Questo sia che si tratti di Alexa con Amazon, sia degli assistenti vocali di Google e Apple.
Nel servizio “Assistenti vocali e privacy: siamo certi di essere al sicuro?” de Le Iene si parla anche di sicurezza e privacy, per il fatto che senza un adeguato controllo, si corre il rischio che le App su smartphone e sugli assistenti vocali “ascoltino” anche quando non devono, riuscendo quindi a rilevare quando siamo in casa o cosa stiamo dicendo e facendo.
Chiunque può verificare, ad esempio, ciò che Google ha tracciato accedendo alla pagina My Activity e osservando come ogni ricerca, ogni App utilizzata, ogni dispositivo utilizzato viene quotidianamente tracciato e archiviato. Filtrando poi per “Assistente” e “Voce e Audio” è possibile ottenere l’elenco delle registrazioni audio fatte dagli Assistenti Google e dalle App completo di file sonoro da asoltare e persino traduzione del testo che è stato pronunciato.
L’aspetto rilevante è che in diversi casi le registrazioni riguardano momenti nei quali la dettatura non era stata richiesta, l’assistente cioè si è autonomamente attivato e ha ascoltato, registrato e trascritto. Nulla di grave, i file audio si possono rimuovere così le trascrizioni, rimane però il fatto che spesso l’utente non è consapevole delle attività automatiche di questi assistenti – su smartphone o assistenti vocali come Home o Alexa – che possono “ascoltare” e registrare anche quando l’utente non se lo aspetta, tranne ovviamente quando sono stati disabilitati.
Altri aspetti da tenere in considerazione oltre alla sicurezza sono, ad esempio, il tracciamento dello storico dei movimenti, che Google memorizza nella sua Location History dove troviamo giorno per giorno le posizioni ricavate tramite GPS, WiFi e celle telefoniche da Google per il tracciamento dei nostri movimenti. Ovviamente questa funzionalità deve essere abilitata ma capita molto spesso che gli utenti la ritrovino operativa senza averla esplicitamente attivata: è sufficiente, tra l’altro, visitare il link riportato qui sopra per verificarne l’operatività sul proprio account Google.
In ambito di perizie informatiche ove vi sia necessità di ricostruire le posizioni di un soggetto nel tempo, può rivelarsi strategica questa funzionalità, che ovviamente richiede l’utilizzo di uno smartphone da parte del soggetto ma che molto spessi si dimostra essere attiva e piuttosto precisa.