Oggi è andato in onda su RaiUno, al TG1 Mattina Estate, un servizio su Telegram, gli aspetti di sicurezza informatica della piattaforma di instant messaging e social network Telegram e sulla vicenda che ha riguardato il suo fondatore Pavel Durov.
All’interno del servizio del TG1 andato in onda su RaiUno è presente una mio piccolo intervento sulle questioni tecniche che differenziano Telegram dalle altre piattaforme come Whatsapp, Facebook, Instagram, TikTok, etc… e che hanno probabilmente contribuito alla vicende giudiziarie di cui il fondatore della piattaforma è stato protagonista qualche giorno fa in Francia.
Telegram risulta particolarmente interessante per chi cerca anonimato perché permette di slegare l’utenza dal proprio numero di telefono o indirizzo di posta elettronica, permette l’utilizzo tramite proxy/vpn/Tor e non risente di censura, richieste giudiziarie, sequestri e chiusure di utenze, gruppi e canali dato che la politica della piattaforma è quella di non interferire con la libertà di espressione degli utenti.
A questo si aggiunge il fatto che Telegram non abilita di default la cifratura end-to-end sulle chat, non ne permette l’attivazione sui gruppi e mantiene tutti i dati non cifrati end-to-end sui propri server. In informatica forense, questo aspetto implica una maggior difficoltà di accesso ai dati locali sui dispositivi durante la copia forense, dato che non esiste un database completo ma le chat Telegram sono localmente presenti in una sorta di “cache” che mantiene gli ultimi messaggi o quelli comunque visionati dall’utente.
Durante le perizie informatiche, la piattaforma Telegram è spesso protagonista di analisi forense dato che presenta questioni complesse legate alla cifratura delle comunicazioni, al cloud, all’accesso al database. Le indagini digitali tramite tecniche d’informatica forense su Telegram sono quindi particolarmente complesse perché si uniscono diverse problematiche, oltre alla cifratura e all’anonimato, rendendo quindi piuttosto complessa l’identificazione dei soggetti, la loro utenza, indirizzi IP e men che meno possibili elementi anagrafici.
Durante la breve intervista al TG1 ho presentato, in poche parole, le questioni relative alla cifratura e all’archiviazione che possono aver – a mio avviso – influito nella decisione della Francia di fermare il fondatore della piattaforma quantomeno per chiarimenti o richieste di collaborazione.
Il servizio del TG1 Mattina Estate su Telegram e Pavel Duro è visionabile, previo accesso a RaiPlay, al link Telegram, le insidie dei social al minuto 54:38,
Martedì 31 gennaio 2023 è andato in onda il servizio de Le Iene cui ho dato un piccolo contributo facendo ricerche e analisi tecniche sulle telecamere di sorveglianza che spesso si trovano installate a casa o in ufficio. Matteo Viviani e Marco Fubini nel servizio TV per Le Iene hanno mostrato come gli accessi riservati alle webcam e i video privati registrati abusivamente da perfetti sconosciuti sono diventati merce di scambio o di vendita in diversi gruppi e canali Telegram liberamente raggiungibili.
Nel corso del servizio emerge, partendo dalla testimonianza di un utente Telegram, come esistano gruppi più o meno segreti che condividono nomi utente e password di telecamere ipcam di sorveglianza installate nelle case delle persone, nei giardini, negli uffici o nei magazzini, nei negozi, nelle sale massaggio e ovunque qualcuno ritenga utile monitorare da remoto ciò che accade.
Il problema è che gli accessi a queste webcam CCTV di sorveglianza vengono in qualche modo scoperti, a causa di password deboli o default, facili da indovinare o note perché ogni produttore di telecamere ne usa una standard. Una volta scoperti, questi accessi vengono convertiti in qrcode così da poter essere facilmente condivisi su gruppi Telegram e importati in App di videosorveglianza come Safire Connect, HikConnect, HiLook, ProControl+, Guarding Vision o altre, più o meno compatibili fra loro.
Una volta importati i qrcode delle videocamere IPCAM, spesso non serve altro per visionare interi appartamenti, aziende, negozi, camerini, sale massaggi, camere da letto o bagni di persone ignare che la loro vita privata è diventata pubblica. Non solo, i partecipanti ai canali e gruppi Telegram che scambiano spycam e cctv registrano 24 ore al giorno i video e scelgono i frammenti più riservati, per condividerli e venderli sempre tramite qrcode spesso associato anche a password semplici oppure a password preimpostate nelle telecamere.
Questi gruppi Telegram dove gli utenti si scambiano qrcode o password di telecamere di sorveglianza iptv spiate sono numerosi e contano ognuno anche decine di migliaia di persone, che sono incentivate a condividere codici privati di telecamere di sorveglianza trovati in rete o in altri gruppi per poter rimanere all’interno. I qrcode scambiati dai partecipanti per accedere alle videocamere cctv vengono poi utilizzati su App di videosorveglianza IP per Android o iOS come Safire Connect, HikConnect, HiLook, ProControl+, Guarding Vision o altre, più o meno compatibili fra loro.
Nel corso del servizio un utente di questi gruppi Telegram di scambio qrcode delle cam private racconta cosa ha visto e come funzionano: chi entra nei gruppi viene invitato a condividere codici, qrcode, indirizzi di cam di sorveglianza per poter rimanere all’interno. Alcuni gruppi chiedono, per l’ingresso, di fare pubblicità al gruppo stesso, così da aumentare il numero di partecipanti e lo scambio di spy cam private, spesso posizionate in luoghi altamente riservati come camere da letto, bagni, camerini, camere dei bimbi o culle. Molte webcam vengono accedute dai partecipanti direttamente dalle aree cloud dei proprietari, così da poter scaricare anche i video dei giorni precedenti e salvare le scene più compromettenti, da condividere o vendere sempre su Telegram.
I gruppi Telegram non sono la unica fonte di qrcode, id di telecamere, indirizzi IP e password, è possibile ricavare numerose webcam pubbliche e aperte anche tramite sistemi come Shodan, che scandagliano la rete alla ricerca d’indirizzi IP vulnerabili o con porte aperte che permettono l’ingresso anche di sconosciuti.
Con una semplice ricerca sulla piattaforma OSINT nota come Shodan si possono trovare centinaia di webcam aperte e pubbliche anche solo su Milano. Le telecamere pubbliche accessibili tramite il servizio online Shodan sono in genere meno private rispetto a quelle condivise su Telegram ma sono forse più pericolose perché chiunque può accedervi, è sufficiente accedere al sito web senza bisogno di utilizzare username o password.
Tra l’altro, è sempre più frequente che vengano richieste perizie informatiche su sistemi di videosorveglanza, DVR, NVR, videocamere iptv, cctv che hanno registrato scene di un crimine o che devono essere utilizzate come prova digitale a valore legale per uso in Tribunale in un processo civile o penale: lo Studio eroga servizi di questo tipo ed è disponibile tramite la pagina Contatti a ricevere eventuali richieste di supporti in qualità di CTP informatico.
I consigli per evitare di essere spiati tramite le proprie webcam sono semplici e spesso basati su buon senso:
Aggiornare il firmware delle webcam, in modo da renderle più sicure ad attacchi dall’esterno;
Non lasciare le password di default, cioè quelle preimpostate in modo standard sulle telecamere di sorveglianza IP o WiFi, ma scegliere password complicate e lunghe (evitando nomi, anni di nascita, etc… ma inserendo lettere maiuscole, minuscole e caratteri speciali);
Non comunicare le credenziali di accesso a nessuno, via email o su siti web;
Verificare se le luci a infrarosso e i led delle telecamere si accendono di notte;
Non posizionare le telecamere di sorveglianza in camere da letto, camere dei bimbi, bagni o luoghi dove si si può trovare in momenti privati della propria vita;
Se disponibile, osservare ogni tanto l’elenco degli accessi per verificare che non vi siano login di sconosciuti sulle webcam di rete o wireless;
Verificare periodicamente sul sito Shodan se il proprio indirizzo IP risulta avere servizi vulnerabili o aperti al pubblico;
Verificare se la propria password è sicura su siti come HaveIBeenPwned;
Utilizzare ove possibile – in genere nel cloud – autenticazione a due fattori, con conferma di login via SMS o Auth App;
Spegnere le telecamere di notte, quando si è in casa o quando non servono, eventualmente staccando la rete wifi oppure utilizzando la funzione di alcuni modem (es. il router wifi EERO di Amazon) che permette di isolare temporaneamente alcuni gruppi di dispositivi.
Il video integrale del servizio TV per le Iene – con il piccolo contributo tecnico del Consulente Informatico Forense Paolo Dal Checco – sulle videcamere di sorveglianza che i membri di gruppi Telegram o gli utenti di piattaforme come Shodan possono utilizzare da remoto per spiare dentro casa, scambiando qrcode, link di accesso o video registrati, è visibile sul sito Mediaset de Le Iene.
Domenica 10 aprile 2022 è andato in onda il servizio di Alessio Aversa su Raitre per Mi Manda Raitre, che approfondisce in modo piuttosto dettagliato la questione delle truffe legate a presunti investimenti e trading in bitcoin e criptomonete, con alcune testimonianze dirette e registrazioni di telefonate tra vittime e criminali che hanno purtroppo portato a termine con successo la loro truffa.
All’interno del servizio di Alessio Aversa sulle Truffe tramite Bitcoin per Mi Manda Raitre, andato in onda su RaiTre e visionabile gratuitamente al seguente link su RaiPlay, si può ascoltare al minuto 38:04 un mio piccolo contributo sugli aspetti di sicurezza e sulle potenzialità di tracciamento, deanonimizzazione e sequestro delle criptomonete legate ad attività criminali come furto, truffa, estorsione o riciclaggio.
Sempre all’interno del servizio di Alessio Aversa sulle Truffe mediante finti investimenti e trading con Bitcoin e Criptovalute per RaiTre, oltre alle questioni relative all’utilizzo legittimo del Bitcoin contrapposto all’uso illecito per compiere delle truffe, ho fatto alcune considerazioni sulle criptovalute come possibile mezzo per aggirare sanzioni imposte nell’ambito della prima cosiddetta”#cryptoguerra” e sull’efficacia di tali sanzioni sui wallet, exchange, utenti e transazioni legate sia al finanziamento di armamenti sia al tentativo di mettere al sicuro beni e somme di denaro.
L’intera puntata (nel corso della quale trovate anche ottimi interventi di Barbara Carfagna, Arturo Di Corinto e Marco Amadori) è molto utile, a mio avviso, sia per apprendere in modo semplice alcuni punti chiave delle criptomonete, sia per mettere in guardia dalle truffe che quotidianamente vengono portate a termine, purtroppo con successo, nei confronti di numerose vittime che – convinte di avere realmente investito in crypto mentre in realtà sono state tratti in inganno – poi si rivolgono alle Forze dell’Ordine per tentare di recuperare il maltolto e identificare i malfattori, entrambi obiettivi purtroppo difficilmente raggiungibili quando questi ultimi hanno agito anonimizzando le connessioni (es. quelle al PC delle vittime tramite AnyDesk) e le transazioni (crypto ma anche fiat).
In particolare, quando la vittima è già caduta in inganno ed è avvenuta la truffa del trading in bitcoin o la truffa di vendita o acquisto NFT, è utile sapere cosa fare, come muoversi, dove sporgere querela, come si possono gestire le indagini sulle criptomonete, se è possibile identificare e ottenere indietro i soldi versati.
Purtroppo nella maggior parte dei casi è molto difficile – se non impossibile – capire immediatamente cosa fare o ottenere indietro le somme versate e perse nelle truffe tramite bitcoin, NFT e finti investimenti e tradingsu criptovalute, è comunque indispensabile sporgere querela e informare l’Autorità Giudiziaria di quanto accaduto, da un lato per tutelarsi, dall’altro per avviare la macchina della Giustizia.
Chi ha subito truffe in ambito di trading e investimenti mediante Bitcoin, token, Ethereum, criptomonete o NFT ha infatti una minima possibilità di riuscire a recuperare il maltolto, ma in alcuni casi può farcela, ad esempio seguendo nella blockchain il flusso di denaro che crede essere stato investito ad esempio tramite supporto dei consulenti di trading fornito tramite accesso remoto come Anydesk, TeamViewer, LogMeIn o simili.
Nel mio ruolo di Consulente Informatico Forense che opera da alcuni anni anche in ambito di bitcoin forensics, OSINT e intelligence ho cercato – all’interno del servizio per RaiTre – di fornire alcune indicazioni sulle caratteristiche delle criptomonete, dei bitcoin, dei wallet e della possibilità d’identificare i truffatori.
Oggi 12 marzo 2021 è andato in onda il servizio Speciale Diretta TG1 della giornalista Barbara Carfagna sule criptovalute come Bitcoin, il possibile utilizzo del Bitcoin per aggirare le sanzioni da parte della Russia e le novità circa l’ordine esecutivo di Biden sul dollaro digitale comparato con le normative cinesi.
Durante l’intervista che Barbara Carfagna ha inserito all’interno del servizio, ho indicato alcuni elementi legati alla bitcoin intelligence, alla possibilità di tracciare e deanonimizzare criptomonete e wallet, al ruolo degli exchange nei possibili blocchi imposti dall’Europa all’utilizzo delle cryptocurrencies come mezzo per aggirare le sanzioni.
Il servizio di Barbara Carfagna con l’intervista a Paolo Dal Checco sul ruolo del Bitcoin e delle criptomonete come possibile metodo per aggirare i blocchi e le sanzioni imposte alla Russia nel contesto della guerra con l’Ucraina fa parte della Diretta TG1, Speciale all’interno del quale vengono raccolti vari servizi di attualità, politica, esteri e tecnologia.
Il servizio del TG1 su RAI1 di Barbara Carfagna è visionabile gratuitamente su RaiPlay (il servizio con l’intervista sul ruolo dei Bitcoin, Criptomonete e gli Exchange nel conflitto tra la Russia e l’Ucraina, oltre alle novità su Biden e la Cina, inizia al min 33.45).
Domenica 6 marzo è andata in onda la prima puntata della seconda serie di “Parole Semplici”, condotta da Alessandro Trivilini, durante la quale abbiamo trattato con parole semplici di criptovalute, riciclaggio e blockchain, mettendo in evidenza in 30 minuti i vantaggi, i rischi, le enormi potenzialità ma anche alcune problematiche investigative delle criptomonete.
Prima puntata della seconda serie del format, condotta da Alessandro Trivilini, con ospite Paolo Dal Checco, girata presso lo studio V di Rescue Media – Swiss Press Agency & Video Production a Mendrisio: una serie che merita di essere vista per intero, visti gli ospiti e gli argomenti di attualità che verranno trattati nelle prossime puntate.
La seconda stagione di “Parole Semplici”, dove si andrà diritti al sodo su argomenti di attualità e tecnologia, sarà composta da interviste a Paolo Dal Checco, Giorgio Merlani, Michele Colajanni, Andrea Balerna e Bruno Storni.
Durante la puntata di “Parole Semplici”, condotta da Alessandro Trivilini, con l’intervista a Paolo Dal Checco sulle Criptovalute si tratteranno temi come Riciclaggio, Deanonimizzazione di wallet e transazioni, Sicurezza del Bitcoin, Tracciamento e Blockchain, con alcuni cenni alla blockchain forensics e intelligence, mantenendo però il tutto a livelli comprensibili per chiunque, dal curioso all’esperto di cryptocurrencies.
La puntata di “Parole Semplici”, diritti al sodo, sulle criptomonete, con Alessandro Trivilini come conduttore, è visibile pubblicamente su Facebook ma anche – per chi non possiede account Facebook – sul canale Youtube di Diritti al Sodo.